Giancarlo Chesi
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Giancarlo Chesi



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PARLIAMO UN PO? DI ME
Ho letto tanto, ho letto di tutto.
Fra biblioteche, cinema, musei, mostre, ingenue esplorazioni archeologiche ho trascorso tutto il tempo libero che la scuola prima, l?universit? poi, mi lasciavano.
La mia cultura si ? formata cos?, non accademica, ma vissuta, sul campo.
Ma intanto avevo iniziato gi? a scrivere: forse c?era in me la presunzione di poter essere anch?io, come i grandi di cui leggevo le opere, uno scrittore.
Del resto la mia voglia di scrivere, ne sono convinto, era nata con me, non appena mi ero impossessato della tecnica della scrittura: dopo le aste dell?asilo e i pensierini delle scuole elementari, gi? durante il periodo delle scuole medie inferiori riuscivo a stupire compagni e insegnanti per la disinvoltura con la quale dava corpo, sui quaderni e sui fogli protocollo dei compiti in classe, a immagini e pensieri abbastanza inconsueti per una scuola di campagna quale quella che frequentavo.
E? certo per? che le poche ma robuste letture che avevo fatto all?epoca della quarta e quinta elementare, pescando a caso in un mucchio di libri di famiglia scovati in un ripostiglio, accatastati in un grosso armadio in cui mi rinchiudevo a leggere per interi pomeriggi, mi avevano aperto ad un ventaglio di generi letterari molto ampio: da Dumas a Pitigrilli, da Luciana Peverelli a Tolstoi, da Jack London al manuale Hoepli sul gioco degli scacchi?
Poi venne la grande avventura, quella dell?editoria, il mondo nel quale avevo tanto sognato di entrare: vi arrivai con l?entusiasmo di chi ha raggiunto il suo Everest e con l?entusiasmo proseguii, scalata dopo scalata, fino alla vetta: dirigente editoriale di importanti societ?.
E forse questo ha poi accresciuto in me la presunzione di poter essere anch?io un narratore, come se, per osmosi, il leggere tanti libri, l?aver letto, giudicato, sistemato e pubblicato tanti manoscritti o dattiloscritti altrui, mi avessero trasmesso automaticamente la capacit? di esprimere, in parole scritte, sentimenti e storie.
Allora adesso, chiusa quella bella avventura, godo del giusto ?riposo del guerriero? e continuo a scrivere, coltivando quindi ancora quella che ? forse la mia grande illusione.
Leggetemi, quindi, e giudicatemi, senza temere di infrangere questa illusione: forse un brusco risveglio potrebbe anche farmi bene, richiamandomi ad una pi? concreta realt?!



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